Il progetto di riproposizione della Democrazia Cristiana si sta sviluppando in modo soddisfacente.
Esso rappresenta un’istanza molto semplice della politica italiana: il bisogno di riproporre la Dc dopo il fallimento della seconda repubblica.
Questo percorso di rinascita ha trovato due ostacoli da superare ed analizzare con attenzione.
Si tratta delle elezioni politiche del marzo 2018 e del settembre 2022.
Esse manifestano più l’evidenza dell’inadeguatezza dell’Udc (partito della seconda repubblica) a rappresentare il mondo cattolico-democratico che una difficoltà della Dc.
Infatti la rendita di posizione dell’utilizzo del simbolo dello scudo-crociato concesso all’Udc alle elezioni politiche del 2018 e del 2022, utilizzato in maniera politicamente impropria e graficamente confusa, non ha consentito al questo simbolo l’acquisizione di un consenso ben più elevato di quello riscosso.
L’Udc guidata da Cesa è stata ferma nel rifiutarsi di abbandonare la rendita di posizione del simbolo aprendo liste ed offrendo spazi alla Dc, mentre si è dimostrata remissiva rispetto ad alleati estemporanei ed eterogenei che l’hanno condotta ad un declino elettorale prossimo all’estinzione.
Alle politiche del 2018 lo scudo-crociato gestito dall’Udc si è alleato con parecchi gruppi nella combinazione Noi con l’Italia concedendo il ruolo di capo-politico a Raffaele Fitto di Direzione Italia (apripista dei Conservatori poi agganciati da Giorgia Meloni), raggranellando uno scarso punticino percentuale.
Alle politiche del 2022 è andata ancora peggio. Se l’Udc in rare occasioni ha dimostrato una certa apertura a candidature di mero servizio di esplicita provenienza democratico-cristiana, la confusione grafica e politica della lista Noi Moderati è stata persino superiore a quella di cinque anni prima. Ha accettato come capo-politico Maurizio Lupi in un’inedita alleanza con Brugnaro e Toti, sconosciuti al di fuori dei loro territori, incapaci di infiammare l’elettorato centrista nel centro-destra risucchiato dagli alleati, persino dalla destra di Fratelli d’Italia.
Risultato inferiore, sia pure di poco, al punticino rimediato nel 2018.
Eppure vi sarebbero tutte le condizioni storiche e politiche per rilanciare una presenza politica che ponga i bisogni reali della gente al centro dell’iniziativa parlamentare, mentre negli ultimi decenni si sono privilegiati gli interessi di lobby e minoranze.
Per questo, soprattutto nel momento più importante della contesa elettorale rappresentato dalla scheda, la Dc intende riproporre una visibilità distinta dalla mortificazione cui la sottopongono accordi incapaci di suscitare passioni e destinati a pessimi risultati.